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Che cosa ho imparato? / Considerazioni nate da una giornata di orchi-giardinaggio

da Micaela Petrilli

Ho quasi terminato il lungo lavoro di pubblicazione delle schede di coltivazione delle orchidee, una volta impostate per il meglio, potrò tenere costantemente aggiornata la situazione di ogni pianta e magari dedicare qualche minuto in più alla cura delle immagini.

Nonostante manchino solo una decina di schede, oggi ho voluto dedicare un po’ di tempo a questo post, ispirato da una giornata di rinvasi, controllo del substrato e delle condizioni generali delle piante.

A volte ho poco tempo a disposizione anche al momento di bagnare, ma se non guardo attentamente le mie piante non posso capire le loro esigenze e scegliere i trattamenti o i fertilizzanti più adatti, spostarle più in ombra, o alla luce, o ritirarle in casa ed oggi è stata proprio una giornata dedicata a questo, che ha rivelato alcune problematiche e suggerito alcune soluzioni.

Dalla, ancora poca, esperienza che ho potuto accumulare in questo anno e mezzo, voglio darmi delle linee guida, che spero possano evitarmi errori in futuro e che possano essere d’aiuto anche a chi mi legge (sono considerazioni frutto della mia esperienza e si basano sul mio stile di coltivazione e condizioni ambientali).

  1. La coltivazione in sfagno: è difficile da gestire per me, ho perso un paio di piante per marciume e sto cercando di recuperarne altre 2 in sfagnoterapia. Mantengo l’umidità intorno al 70%, lo sfagno asciuga all’esterno ma rimane bagnato internamente, soprattutto se la pianta ha radici sottili. Dopo aver lasciato la pianta tranquilla qualche settimana per ambientarsi, voglio sostituire il substrato delle piante che mi arrivano in sfagno con 50% bark piccolo, 25% perlite, 25% sfagno, come consigliato qui per la coltivazione del genere Restrepia e lasciare un fondo altamente drenante di polistirolo e carbonella. Penso che un tale substrato possa utilizzarlo anche per Masdevallia e Dracula.
  2. L’arrivo di una nuova pianta: per iniziare al meglio la coltivazione, ho deciso di controllare bene le radici delle nuove arrivate, indipendentemente dall’affidabilità del venditore, sollevando  l’orchidea dal vaso, si riesce spesso a farsi un’idea approssimativa sulla salute dell’apparato radicale e della qualità del substrato, in caso di esito positivo si rimette tutto dentro come nulla fosse e senza disturbare la fioritura, in caso di esito negativo si può intervenire prima che la pianta dia segni di sofferenza ed evitare di incorrere in recuperi disperati; meglio perdere la fioritura che tutta la pianta.
  3. Quando rinvasare: ho deciso di rinvasare a fioritura ultimata ogni nuovo acquisto; quando la compriamo non possiamo sapere da quanti anni la pianta non viene rinvasata, ma se la prendiamo in fiore è probabile che siano almeno 2. In questi giorni ho rinvasato Phal che sembravano star bene, ma che si trovavano in un substrato completamente deteriorato, ho tagliato diverse radici secche e vuote, alcune marce, spero riescano a farne subito di nuove, prima che le temperature scendano e si fermi il ciclo vegetativo. 
  4. I vasi trasparenti per le Phalaenopsis: per quanto ci siano esperti che ne fanno a meno, io li trovo eccezionali per la crescita di radici sane, per individuare eventuali problemi nel substrato, per capire quando bagnare e quanto concimare (l’eccesso di sali annerisce le radici), trovo anche che le foglie delle Phal in vasi trasparenti siano più lucide e spesse di quelle in vasetti neri, che hanno un aspetto meno sano e bello; dopo il rinvaso dal nero al trasparente vedo la differenza in meglio dopo poche settimane. Inoltre applico tantissimi fori in più, anche sul corpo del vaso, si evita la formazione di condensa, c’è maggior ricircolo d’aria e maggior drenaggio.

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