Hai mai notato una piccola pianta nascere direttamente da un’orchidea adulta? Se sì, hai probabilmente incontrato un keiki.
Questo termine, ci arriva dalla cultura hawaiana e significa “bambino”, descrive perfettamente questa nuova pianta, una replica in miniatura della pianta madre.
I keiki sono un fenomeno naturale, nella vita delle orchidee, ma per quanto mi sia capitato di poterlo osservare tantissime volte in questi anni di coltivazione, ti confesso che non smette mai di affascinarmi e rendermi felice.
Ne ho visti spuntare alla base e tra le ascelle fogliari delle Vanda, sulle canne dei dendrobium e addirittura dal centro del fusto di una Phalaenopsis con stelo apicale.
Questo articolo è una somma di tutte le informazioni che ho raccolto negli anni sui keiki.
Parleremo di come si formano, quali sono le loro caratteristiche principali e come prendersene cura. Alla fine, saprai riconoscerli, separarli dalla pianta madre al momento giusto e garantire loro una crescita sana. Se ami le orchidee continua a leggere per scoprire uno degli aspetti più affascinanti di queste piante straordinarie.
Ma come si forma esattamente un keiki?
La formazione del keiki è un processo affascinante, che porta alla nascita di una nuova pianta collegata alla pianta madre, regolato da ormoni vegetali, in particolare le citochinine. Questi ormoni, fondamentali per la divisione cellulare e la crescita delle piante, stimolano lo sviluppo di gemme dormienti che, in determinate condizioni, si trasformano in keiki.
E cosa spinge una pianta a generare questa piccola replica di sé stessa?
Come abbiamo visto, la produzione di keiki è strettamente legata al bilanciamento ormonale della pianta. Gli ormoni principali coinvolti sono le citochinine, che promuovono la divisione cellulare e lo sviluppo delle gemme dormienti, e le auxine, che regolano la crescita delle radici e degli steli.
In natura, il keiki può formarsi in risposta a fattori ambientali o fisiologici. Ad esempio, condizioni di stress come sbalzi di temperatura, carenze nutrizionali o danni alla pianta possono spingere l’orchidea a generare un keiki come strategia di sopravvivenza. È come se la pianta “decidesse” di investire le sue energie nella creazione di una nuova vita per garantire la continuità della specie.
6 fattori che hanno un ruolo importante nella formazione del keiki
Un aumento naturale delle citochinine rispetto alle auxine può favorire la formazione di keiki, ci sono altri 6 fattori che possono scatenare la produzione in eccesso di questo ormone e favorire la formazione di un keiki anche in assenza di condizioni di stress ambientale.
1 Genetica:
all’interno di ogni genere possono esserci specie di orchidee che hanno una predisposizione genetica a produrre keiki più frequentemente rispetto ad altre, come accade ad esempio con la Phal. equestris, pulchra.
2 Errori di coltivazione:
in alcune specie può essere conseguenza di errori di coltivazione, ad esempio con i Dendrobium nobile, può accadere che il mancato rispetto del riposo invernale possa indurre la formazione di keiki in luogo della fioritura.
Questa tendenza è legata alle caratteristiche genetiche che favoriscono la propagazione vegetativa come strategia di sopravvivenza.
3 Riproduzione:
le orchidee mature o in fase avanzata del loro ciclo vitale possono produrre keiki come parte del loro naturale processo di riproduzione vegetativa.
4 Stimoli ambientali favorevoli:
anche in condizioni ottimali, le orchidee possono formare keiki. Un ambiente con temperatura stabile, umidità elevata e luce adeguata può stimolare naturalmente le gemme dormienti a svilupparsi in nuove piante.
5 Danni:
cadute, rotture o scottature solari possono stimolare la formazione di keiki come risposta rigenerativa, ad esempio quando il fusto di una Phalaenopsis viene danneggiato o produce uno stelo apicale e questa non è più in grado di produrre foglie, genera un keiki per proseguire il ciclo vitale.
6 Induzione artificiale:
in coltivazione, è possibile indurre artificialmente la formazione di keiki utilizzando ormoni sintetici. Prodotti a base di Benzil Aminopurina (BAP), una citochinina artificiale, vengono applicati ai nodi degli steli floreali per stimolare la crescita di nuove piante.
Quindi la formazione dei keiki non ha una sola causa e non è sempre un segnale di stress, ma può essere una risposta naturale della pianta legata a diversi fattori che vanno dal suo equilibrio ormonale, alla predisposizione genetica, a fattori ambientali.
La formazione del keiki avviene a partire da gemme dormienti presenti sulla pianta madre. Queste gemme, che normalmente restano inattive, possono essere “risvegliate” dalla produzione in quantità di ormoni chiamati citochinine, in seguito alla concomitanza di uno o più dei 6 fattori scatenanti che abbiamo appena visto.
Il risultato è la nascita di una nuova pianta completa di foglie e radici proprie.
Questo processo rappresenta una forma di riproduzione vegetativa asessuata: il keiki non è altro che un clone della pianta madre, con lo stesso patrimonio genetico:
un esempio straordinario che combina resilienza e capacità di adattamento, rendendo le orchidee piante piene di risorse!
Cosa distingue un keiki tra le orchidee monopodiali e simpodiali
Dopo aver esplorato come si formano i keiki e i fattori che ne influenzano la nascita, è importante capire come il modello di crescita delle orchidee condizioni questo fenomeno. Non tutte le nuove vegetazioni che nascono da un’orchidea adulta sono keiki, e questo dipende in gran parte dalla struttura di crescita dell’orchidea stessa. Le orchidee si dividono principalmente in due gruppi: monopodiali e simpodiali, ognuno con caratteristiche uniche che determinano il modo in cui queste piante si riproducono.
Questa distinzione non solo influenza la frequenza con cui si formano i keiki, ma anche la loro posizione sulla pianta madre e il metodo principale di propagazione. In questo post vediamo le le differenze tra i due modelli di crescita, monoppodiale e simpodiale e confrontiamo la formazione dei keiki con altre forme di propagazione, per comprendere meglio il ruolo dei keiki nel ciclo vitale delle orchidee.
Le orchidee si distinguono per la loro straordinaria varietà, non solo nei fiori, ma anche nei modelli di crescita.
Le differenze tra questi due tipi di orchidee sono evidenti alla vista e evidenziano anche il diverso modo di intendere il keiki.
- Posizione di sviluppo: I keiki delle monopodiali si formano principalmente sugli steli floreali o sul fusto principale, mentre quelli delle simpodiali possono emergere dagli pseudobulbi o dalle canne.
- Frequenza: La formazione dei keiki è più comune nelle monopodiali rispetto alle simpodiali.
- Metodo principale di propagazione: Nelle monopodiali i keiki rappresentano il metodo principale di propagazione vegetativa asessuata; nelle simpodiali la divisione degli pseudobulbi è generalmente preferita.
Orchidee monopodiali
Le orchidee monopodiali, come Phalaenopsis e Vanda, crescono in altezza sviluppando un unico fusto centrale. Il termine “monopodiale” deriva dal greco mono (uno) e podio (piede), indicando una struttura di crescita lineare. Da questo fusto emergono foglie in sequenza, radici aeree e steli floreali.
Queste orchidee non possiedono pseudobulbi o rizomi, ma sono dotate di gemme dormienti lungo il fusto principale o sugli steli floreali. È proprio da queste gemme che possono formarsi i keiki, particolarmente nelle seguenti posizioni:
- lungo lo stelo floreale,
- alla base della pianta madre,
- nelle ascelle fogliari,
- all’apice del fusto, anche se più raramente.
Il keiki rappresenta per le monopodiali il metodo primario di propagazione vegetativa asessuata.
Orchidee simpodiali
Le orchidee simpodiali, come Dendrobium e Oncidium, seguono un modello di crescita completamente diverso. Invece di svilupparsi verticalmente da un unico fusto centrale, crescono orizzontalmente lungo un rizoma. Questo rizoma funge da base per nuovi getti che producono pseudobulbi, strutture rigonfie che immagazzinano acqua e nutrienti.
Ogni pseudobulbo rappresenta un’unità vegetativa indipendente che sostiene foglie e steli floreali propri. A differenza delle monopodiali, le simpodiali si affidano principalmente alla divisione degli pseudobulbi per la propagazione vegetativa. La formazione dei keiki è meno comune in queste specie ma può verificarsi in particolari condizioni:
- Sugli pseudobulbi maturi, dove una gemma dormiente si sviluppa in una nuova pianta.
- Lungo le canne, come accade nei Dendrobium nobile, spesso in risposta a condizioni di coltivazione non ottimali, quando non viene rispettato il riposo invernale.
3 forme di propagazione delle orchidee
La formazione del keiki è solo uno dei metodi attraverso cui le orchidee possono riprodursi, ma come si distingue rispetto ad altre forme di propagazione? Per comprendere meglio il valore e l’unicità del keiki, è utile confrontarlo con altre tecniche comuni: la riproduzione sessuata, la divisione degli pseudobulbi e la propagazione per talea.
Riproduzione sessuata: la varietà genetica
La riproduzione sessuata avviene tramite l’impollinazione dei fiori e la successiva produzione di semi. Questo metodo porta alla creazione di nuove combinazioni genetiche, dando origine a piante uniche e diverse dalla pianta madre. Tuttavia, richiede tempi lunghi e condizioni specifiche per la germinazione dei semi, che spesso necessitano di un substrato sterile e l’intervento umano per svilupparsi.
Il keiki, al contrario, è una forma di riproduzione asessuata. Questo significa che la nuova pianta è un clone identico alla pianta madre, con lo stesso patrimonio genetico.
Divisione degli pseudobulbi: il metodo delle simpodiali
La divisione degli pseudobulbi è il metodo principale di propagazione per le orchidee simpodiali. Questo processo prevede la separazione fisica degli pseudobulbi maturi dalla pianta madre, creando nuove unità vegetative indipendenti.
È un metodo efficace per specie come Dendrobium e Oncidium, che crescono orizzontalmente lungo un rizoma.
A differenza della divisione degli pseudobulbi, il keiki si sviluppa spontaneamente da una gemma dormiente senza necessità di intervento umano.
Propagazione per talea
La propagazione per talea implica il taglio e la radicazione di una porzione della pianta madre, non è molto comune tra le orchidee che coltiviamo comunemente in casa, ma si può applicare su specie come la Ludisia discolor o la Vanilla planifolia.
Il keiki si distingue anche in questo caso perché si forma spontaneamente sulla pianta madre, senza bisogno di tagli o interventi iniziali. Una volta pronto per essere separato, ha già sviluppato foglie e radici proprie, aspettando il momento giusto per separarlo sarà più autonomo rispetto a una talea appena tagliata.
Non tutti i keiki che crescono su uno stelo sono uguali, il fattore che incide sulla crescita del keiki
La posizione del nodo sullo stelo floreale, influisce sulla probabilità di formazione del keiki, e sulla sua robustezza.
Nelle orchidee Phalaenopsis, la posizione del nodo sullo stelo floreale è un elemento chiave per la formazione del keiki. Non tutti i nodi hanno la stessa probabilità di produrre una nuova pianta, e ciò dipende dalla distribuzione dei nutrienti e degli ormoni vegetali lungo lo stelo.
- Nodi più bassi: i nodi vicini alla base dello stelo floreale (come il 2° e il 3° nodo) sono i più propensi a generare keiki. Questo avviene grazie alla maggiore concentrazione naturale di citochinine nella parte inferiore dello stelo, che stimola lo sviluppo delle gemme dormienti.
- Nodi più alti: man mano che ci si sposta verso l’apice dello stelo (ad esempio il 5° nodo), la probabilità di formazione di keiki diminuisce. Qui, le gemme tendono a produrre ramificazioni floreali piuttosto che nuove piante. Questo fenomeno è legato alla minore disponibilità di nutrienti nei nodi più lontani dalle foglie e dalle radici.
Come influisce l’effetto della distanza dalle risorse nella formazione e sviluppo di un keiki.
Non affliggerti se non riesci a portare avanti un keiki nato all’estremità di uno stelo.
Non possiamo escludere la formazione di keiki all’estremità degli steli, ma i nodi più vicini alle fonti di nutrienti (foglie e radici) saranno più vigorosi e avranno migliori chances di crescita, perché avranno un accesso migliore alle risorse necessarie, per sostenere lo sviluppo rispetto ai nodi più lontani, che essendo distanti dalla fonte delle risorse potrebbero avere uno sviluppo più lento o stentato.
Questo può tornarti particolarmente utile per individuare i nodi con maggiore potenziale qualora desideri stimolare artificialmente la formazione di keiki con “keiki paste”
Non tutti i keiki possono essere separati
Un keiki nato alla base della pianta madre, nelle ascelle fogliari, o all’apice del fusto potrebbe essere difficile e rischioso da separare perché con il taglio potremmo ferire o lasciare amie zone di fusto scoperte che possono infettarsi mettendo a rischio la vita di entrambe le piante.
In questi casi meglio evitare e godersi la bellezza di una pianta ben accestita nello stesso vaso, piuttosto che rischiare di perdere entrambe.
Segnali che indicano che un keiki pronto per la separazione
Riconoscere il momento giusto per separare un keiki e soprattutto capire se effettivamente può essere diviso dalla pianta madre è essenziale per garantirne la sopravvivenza.
Un keiki troppo giovane potrebbe non essere in grado di sostenersi autonomamente, mentre uno lasciato troppo a lungo sulla pianta madre potrebbe avere difficoltà ad adattarsi alla nuova condizione nel nuovo substrato.
Ecco la checklist dei 4 principali segnali da osservare prima di separare un keiki dalla pianta madre:
- Assicurati che il keiki abbia sviluppato un sistema radicale sufficiente: Il keiki dovrebbe avere almeno 2-3 radici ben sviluppate, ciascuna lunga 3-4 centimetri. Radici troppo corte non sarebbero sufficienti per assorbire acqua e nutrienti e sostenere la crescita del keiki.
- Numero di foglie: La presenza di almeno 2-3 foglie ben formate indica che il keiki ha raggiunto uno stato di maturità sufficiente
- Aspetto generale: Il keiki dovrebbe apparire come una miniatura completa della pianta madre, con foglie verdi e turgide e radici sane di colore verde-argento quando asciutte.
- Vitalità: Un keiki vigoroso avrà maggiori possibilità di cavarsela da solo, se avrà foglie brillanti e turgide.
come separare un keiki dalla pianta madre
Abbiamo visto cos’è un keiki, come riconoscerlo, e sappiamo capire quando è pronto per essere separato dalla pianta madre e continuare a vivere in autonomia ecco gli step per separarlo.
Preparazione
Una preparazione accurata è essenziale per evitare stress o contaminazioni durante la separazione. Ecco cosa fare:
- Sterilizza gli strumenti: Usa forbici o cesoie sterilizzate per prevenire infezioni fungine o batteriche.
- Scegli un vaso adeguato: Opta per un vaso piccolo (5-7 cm di diametro) con fori di drenaggio per evitare ristagni d’acqua.
- Prepara il substrato: Usa un mix leggero e drenante, come corteccia di pino, sfagno o perlite. Questi materiali favoriscono l’ossigenazione delle radici e prevengono il marciume.
Procedi con la separazione
Una volta verificato che il keiki sia pronto e preparati gli strumenti, è il momento di separarlo dalla pianta madre:
- Effettua un taglio netto 1-2 cm sopra e sotto il punto in cui il keiki si collega alla pianta madre. Evita di tagliare in prossimità del fusto del keiki per evitargli traumi.
- Versa un po’di substrato sul fondo del vasetto.
- Inserisci delicatamente il keiki nel substrato preparato, assicurandoti che le radici siano ben sistemate senza essere compresse e continua a coprire con il resto del substrato, solo fino all’attaccatura delle radici lasciando scoperto il colletto del keiki.
Se le radici sono molto rigide e hai paura di spezzarle conducendole nel vaso, lasciale in acqua tiepida per 5 minuti e saranno molto più elastiche e flessibili.
4 step per favorire l’adattamento del keiki post-separazione
Dopo la separazione, è fondamentale creare condizioni ottimali per aiutare il keiki a stabilirsi nel nuovo ambiente:
- Mantieni un’umidità elevata: posiziona il vaso in un ambiente con umidità intorno al 60-70%, utilizzando eventualmente una mini-serra o copertura trasparente.
- Favorisci il ricircolo d’aria: per evitare che con l’alta umidità possano svilupparsi infezioni fungine
- Fornisci luce indiretta: colloca il keiki in un luogo luminoso, ma lontano dalla luce solare diretta, che potrebbe bruciare le foglie.
- Monitora regolarmente: Controlla giornalmente lo stato delle radici e delle foglie per individuare eventuali segni di stress o malattie.
Seguendo questi 4 passi fondamentali, potrai garantire al tuo keiki una transizione fluida verso l’indipendenza. Con le giuste attenzioni, questa piccola replica della pianta madre crescerà sana e forte, regalandoti la soddisfazione di aver contribuito alla propagazione delle tue orchidee preferite.
I 4 rischi di separare un keiki
Separare un keiki dalla pianta madre è un momento emozionante, ma questo cambio radicale di condizioni può portare a delle complicazioni.
Ecco i 4 principali problemi da tenere a mente e come evitarli.
1. Sistema radicale insufficiente
Il sistema radicale è il cuore della sopravvivenza di ogni pianta, e un keiki con radici immature non è in grado di sostenersi autonomamente. Le radici troppo corte o fragili non riescono ad assorbire efficacemente acqua e nutrienti dal substrato, lasciando la pianta senza risorse necessarie a crescere.
Come evitarlo:
Assicurati che il keiki abbia sviluppato almeno 2-3 radici lunghe 3-4 cm prima di separarlo. Questo garantisce che possa assorbire le risorse necessarie per crescere in modo indipendente.
2. Stress da separazione
La separazione è un momento delicato per il keiki, che passa da una condizione di dipendenza totale dalla pianta madre a una vita autonoma.
Come evitarlo:
Osserva i segnali di autonomia del keiki, come la formazione di nuove foglie o l’allungamento delle radici. Questi indicano che la piantina è pronta per affrontare il cambiamento.
3. Difficoltà di adattamento al nuovo ambiente
Un keiki potrebbe avere difficoltà ad adattarsi al nuovo substrato e alle condizioni ambientali. Le piante giovani sono particolarmente sensibili all’intensità luminosa eccessiva, a sbalzi di temperatura e umidità.
Come evitarlo:
Crea un ambiente controllato dopo la separazione: utilizza un substrato drenante, mantieni un’umidità elevata (60-70%) e posiziona il vaso in un luogo luminoso, ma lontano dalla luce solare diretta. Se ha molte radici aeree non forzarle all’interno del vaso, ma lasciale nella loro posizione naturale, mantenendo le condizioni corrette, il keiki produrrà nuove radici che si adatteranno alla vita nel vaso e nel substrato.
4. Maggiore suscettibilità a malattie
Un keiki ha difese naturali meno sviluppate rispetto ad una pianta adulta ed è più vulnerabile a patogeni e malattie fungine o batteriche. Lo stress da separazione può indebolirlo ulteriormente, aumentando le probabilità di infezioni.
Come evitarlo:
Sterilizza sempre gli strumenti utilizzati per la separazione non effettuare tagli in prossimità del fusto, se separi un keiki da uno stelo puoi tenere la porzione di stelo attaccata al keiki e rimuoverla solo quando completamente secca.
Seguendo queste linee guida, potrai riconoscere, gestire e separare un keiki da una pianta adulta e aumentare le sue possibilità di diventare una pianta adulta sana e vigorosa. Se vuoi un aiuto per la cura delle orchidee e la creazione di una zona di coltivazione perfetta, scopri Orchidee IM-POSSIBILI
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fonti
https://www.researchgate.net/publication/324967380_The_Keiki_Formation_and_the_Flowering_of_Pseudobulb_of_Dendrobium_johannis_Rchb_f
https://www.researchgate.net/publication/369412032_Keiki_induction_by_cytokinin_on_Phalaenopsis_spp
https://www.orchids.it/2005/01/24/keiki-le-orchidee-da-bambine/
https://www.e3s-conferences.org/articles/e3sconf/pdf/2023/11/e3sconf_3rdnrls2023_00026.pdf