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Le mie 10 orchidee preferite

da Micaela Petrilli
copertina top 10

Oggi ho stilato una classifica delle 10 orchidee  che potresti pensare di inserire nella tua collezione, se ti stai approcciando al mondo delle botaniche!

Ho deliberatamente escluso le orchidee più comuni come phalaenopsis, paphiopedilum, cymbidium e vanda e gli ibridi più diffusi, perchè desideravo che questo potesse essere un pò un “post scoperta”, che ti facesse stupire e chissà far innamorare di qualche nuova specie.

I titoli delle orchidee sono cliccabili così potrai arrivare al loro diario di coltivazione!

Come nei migliori concorsi partirò dal basso e arriveremo passo passo alla numero 1!

Non sbirciare in fondo ok? 🙂

I Bulbophyllum che prediligono zone umide e poco illuminate, vengono spesso impollinati da mosche, per questo molti di loro hanno fragranze davvero sgradevoli, ma ci sono alcuni alcuni gruppi, come ad esempio quello dei Cirrhopetalum, ( che hanno fiori che si sviluppano in forma circolare da un solo punto dello stelo) che hanno una profumazione particolare, ma non sgradevole.

E’ questo il caso del bulbophyllum Elizabeth Ann Buckelberry, un ibrido di B. Longissimum x B. Rothschildianum la cui fioritura ricorda delle lunghe dita!

È un ibrido da serra calda che ama bagnature regolari tutto l’anno, con una leggera riduzione nel periodo invernale, proporzionata all’abbassarsi delle temperature, luce moderata tipo da Phalaenopsis ed ama avere le radici immerse in un composto drenante ma tenuto sempre umido.

Renderà al meglio posizionata in panieri appesi, per dar rilievo alla spettacolare fioritura.

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Il genere Trichoglottis appartiene alla famiglia delle Vandacae, (ma queste amano posizioni meno luminose) e comprende circa 65 specie endemiche del Sud-Est Asiatico, Australia, India e Nuova Guinea.

Alcune hanno portamento eretto altre pendulo.

Questa miniatura è originaria di Giava e Sumatra dove cresce sui rami più alti degli alberi delle foreste umide, tra 700 e 2200 m di altitudine. Necessita di temperature intermedio-calde e di una  buona intensità luminosa.

Va bagnata per tutto l’anno, ma rallentando la frequenza delle bagnature in inverno.

Si può coltivare in modo simile alle vanda ricordando però, che le temperature più fresche in autunno inducono la fioritura.

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Endemica di El Salvador, Guatemala, Messico del sud.

Questa orchidea vive sui rami delle querce in ambienti abbastanza asciutti ad altezze che vanno da 1300 ad oltre 3500 metri.

Occasionalmente si sviluppa sulle rocce come litofita.

E’ un’orchidea affascinante per il suo aspetto selgaggio e disordinato, per questo è consigliabile tenerla su zattera o cestello.

La coltivazione è divisa in 2 fasi distinte, quella vegetativa e quella di riposo.
Durante il periodo di sviluppo attivo si bagna e fertilizza abbondantemente, quando, in autunno, le foglie iniziano ad ingiallire si riducono le bagnature fino ad eliminarle quasi del tutto.

Durante il periodo dormiente invernale si nebulizza soltanto il substrato di tanto in tanto per dare un minimo di umidità per impedire la disidratazione della pianta che completamente spoglia, vi sembrerà quasi secca!

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E’ una miniatura proveniente dal Madagascar, fa parte della famiglia degli Angraecum, la famosa famiglia di orchidee che Darwin studiò e da cui scoprì che ogni orchidea ha un suo impollinatore!

E’ una pianta da serra intermedio calda, che fiorisce in tarda primavera.

Si coltiva bene in cestello o su zattera, perchè ama avere le radici areate, ma umide.

Ama alti livelli di intensità luminosa e il suo grande fiore è molto profumato!

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Orchidea originaria di Brasile e Paraguay, dove cresce in boschi tra i 500/900 mt slm.

Si coltiva bene sia in vaso, che su zattera.
Per indurla a fiorire è necessario un fotoperiodo di 12/14 ore, sbalzi di temperatura quotidiani di 4/9 gradi, alti livelli di luminosità ed un leggero riposo invernale con temperature prossime ai 14 gradi, un pò d’impegno, ma la fioritura, che è allo stesso tempo delicata e decisa ne vale lo sforzo!

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rhynchostilis coelestis blue

Orchidea originaria del sud est asiatico, questa specie è molto simile, nell’aspetto e nella coltivazione, alla famiglia delle vanda.

Cresce epifita a max. 700 mt. slm. e richiede temperature calde, bagnature e luminosità intensa tutto l’anno.

Se sarete bravi vi premierà con questo meraviglioso grappolo di fiori viola!

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Il Dendrobium Pierardii, anche conosciuto come Dendorbium cucullatum o aphyllum, è endemico dell’Asia orientale: Birmania, Tailandia, Malesia, Laos, Bangladesh, Sumatra, India e Cina; cresce come epifita (più raramente come litofita sulle rocce) nei boschi ad un’altitudine di 1500 – 1800 metri.

È una specie di dimensioni medio-grandi appartiene al gruppo di Dendrobium con foglie decidue e da serra intermedia, che necessitano di un marcato periodo di riposo.


In questo periodo, la pianta, a causa delle basse temperature e della scarsità d’acqua, entra in una fase di riposo vegetativo, che comporta la perdita delle foglie e l’utilizzo delle risorse nutritive accumulate nel corso della primavera e dell’estate negli pseudobulbi per sopravvivere e prepararsi alla fioritura, che avverrà in modo spettacolare sulle canne completamente spoglie!

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La Cattleya Intermedia è una specie originaria del Brasile, Uruguay, Perù dove cresce epifita, o litofita, in foreste vicino al mare, oppure in zone paludose a circa 300 mt slm. Si trova in grandi quantità in questo territorio caldo, luminoso e molto umido. 

E’ una pianta dalle dimensioni piccole e compatte, con i bulbi che si sviluppano su un corto rizoma.

I fiori invece sono numerosi (fino a 7 per ogni pseudobulbo) e abbastanza grandi, oltre che molto variabili nella forma e nei colori, esistono infatti tantissime varietà di Cattleya intermedia questa in foto è la var. coerulea

In coltivazione si adatta a temperature da intermedio a calde e a patto di garantire tanta luce non salterà un fioritura, è anche molto profumata!

Vediamo ora quale orchidea si è guadagnata il primo posto!

Questa affascinante orchidea, è originaria del Giappone, dove in antichità, era coltivata soltanto dalla casta dei samurai, la portavano con loro anche in viaggio, il prestigio della pianta probabilmente era dato dalla forma del fiore, che ricorda Kabuto, l’elmo da guerra.

La buona coltivazione della pianta e della piantumazione in vaso erano sinonimo del coraggio e della valida formazione del guerriero.


Ad oggi il culto per la collezione di Neofinetia ha raggiunto in Giappone livelli altissimi e rare varianti di questa pianta vengono vendute anche per centinaia di migliaia di dollari!


In giapponese il nome è Fuuran (una traduzione veloce può essere orchidea del vento), ma alcune varietà riescono a distinguersi dalle altre per alcuni tratti distintivi: forma, colore e grandezza del fiore, e poi grandezza, forma, variegatura e texture della foglia, e in che modo essa aderisce al fusto; la stagione di fioritura e il colore della punta delle radici in crescita, tutti questi tratti distintivi possono portare la Fuuran ad essere elevata al grado di Fuukiran, essere cioè iscritta ad un albo speciale redatto dalla Fuukiran Orchid society in Giappone, dove vengono elencate ogni anno le più pregiate varietà di Neofinetia (ora, accorpata alla famiglia Vanda).

In coltivazione è molto tollerante in termini di temperature e bagnature, può sopportare infatti anche inverni molto freddi, durante i quali va tenuta rigorosamente asciutta.

In estate vi ringrazierà con abbondanti e profumatissime fioriture!

Eccoci alla conclusione, spero vi sia piaciuta la mia top 10!

Ditemi nei commenti quale è la vostra preferita? Quale invece secondo voi meritava un posto in classifica?

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1 commento

phalaenopsis (Ex-Sedirea) Japonica • diarid'orchidee 24 Giugno 2021 - 16:16

[…] radicale e non ho visto fiori per diversi anni. Motivo per cui non l’ho inserita nella top 10 delle mie orchidee preferite, nonostante la trovi straordinariamente […]

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